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Consiglio comunale aperto a Lavello sulle questioni ambientali di San Nicola di Melfi
Usciamo avviliti anche dalla seduta di Consiglio Comunale “aperto” tenutasi il 25 gennaio scorso a Lavello. Come sempre, abbiamo provato a fare proposte, ma nessuna delle nostre indicazioni è stata fatta propria dall'assise.
Il Consiglio Comunale di Lavello ha deciso di varare una delibera di buone intenzioni ed auspici senza imporsi di interferire concretamente sulla preoccupante situazione ambientale dell'area industriale.
Situazione resa ancora più pesante dalla possibile realizzazione di nuovi impianti di trattamento rifiuti con volumetrie esorbitanti, non solo per le necessità del Vulture melfese ma addirittura per l’intera la Basilicata.
Sulla questione inceneritore Fenice, ci si continua a prendere in giro dissimulando la gravità della situazione di inquinamento e limitandosi a chiedere maggiori controlli con un “programma di rafforzamento dei sistemi di monitoraggio e la messa in sicurezza di aree contaminate”.
Eppure è noto che la Regione Basilicata non dispone di mezzi, personale e competenze neanche per effettuare i controlli già prescritti – come hanno ammesso chiaramente l'attuale direttore generale dell'Arpab ed il suo predecessore – e, soprattutto, che i pochi controlli esistenti indicano già una situazione di inquinamento conclamata da oltre 15 anni ed estremamente pericolosa.
Si arriva ad invertire, nella retorica del deliberato, il principio di precauzione: anzichè chiedere la sospensione dell’attività inquinante fino a quando non è resa sicura, si rinvia ad una generica verifica delle prescrizioni poste in capo a Rendina Ambiente (l'ex Fenice EDF, per intenderci) e solo in caso vengano riscontrati eventuali inadempimenti o mancata attuazione si richiede di disporre l'immediata sospensione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
Di grazia, ma se gli enti preposti al controllo continuano ad ammettere di non poter svolgere il proprio compito - previsto nella stessa AIA – come si fa a verificare il rispetto delle prescrizioni?
Avevamo perciò suggerito di chiedere la sospensione dell'AIA e consentire la ripresa delle attività solo quando tutte le prescrizioni siano state rispettate e l'Arpab abbia raggiunto la piena operatività per effettuare i controlli ed i monitoraggi necessari.
Ma, evidentemente, i consiglieri e l'amministrazione di Lavello non colgono la differenza, a tutto vantaggio dell'iniziativa privata esponendo ad ulteriori anche potenziali rischi la popolazione!
Abbiamo provato ad interloquire anche sui nuovi impianti di smaltimento e riutilizzo della frazione organica dei rifiuti solidi urbani: il Consiglio Comunale di Lavello delibera “il diniego di autorizzazioni alle recenti richieste” (anche se non ci risulta sia competente a rilasciare autorizzazioni su alcuno degli impianti che hanno richiesto le autorizzazioni) anziché, come da noi suggerito, attivare la Giunta per opporsi in un tutte le sedi giuridicamente competenti con atti idonei. Ad esempio il Comune, così come ha fatto il Comitato insieme ad altre associazioni, potrebbe presentare atti d'opposizione al progetto Alphabio i cui termini scadono nell'arco di una decina di giorni - ed a ricorrere ed impugnare tutti gli atti già predisposti anche chiamando in giudizio altre istituzioni.
Abbiamo sostenuto, cioè, che bisogna dare concretezza a quanto, invece, resta un mero enunciato di desideri.
Serve a qualcosa chiedere “la revoca immediata della delibera del Presidente della Giunta Regionale n.11 del 14/01/2016 che autorizza la smaltimento dei rifiuti <<tal quale>> provenienti da Comuni della Provincia di Matera verso l'inceneritore <<Fenice>> di San Nicola di Melfi”? Fosse bastato, il Sindaco Altobello poteva fare una bella telefonata in diretta al Presidente Pittella! Per noi, la delibera va impugnata e vanno denunciate le amministrazioni inadempienti a quanto prescritto dalle norme sullo smaltimento dei rifiuti.
Serve a qualcosa chiedere “l'approvazione immediata del Piano Regionale dei rifiuti”? Non si spiegherebbe come mai non sia stato già approvato, dato che doveva entrare in vigore dal 2011 e scadere nel 2020. Certo, vogliamo anche noi il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, ma pretendiamo che qualsiasi impianto previsto e non in esercizio non venga realizzato e che si proceda al blocco immediato degli impianti già esistenti.
Lo scenario che si prospetta nei prossimi anni è il “far west”: ammesso che il Piano Rifiuti venga approvato domani, i tempi di applicazione saranno di anni durante i quali chiunque si sentirà legittimato a far quello che gli pare. Come accade già oggi, d'altra parte.
Pur ringraziando tutti gli intervenuti che hanno voluto riconoscere lo stimolo fornito dalle associazioni ed in particolare della nostra, ci sentiamo un po’ presi in giro se a questo stimolo non seguono azioni utili alla soluzione dei problemi che ci affliggono ed evitarne di nuovi.
L’unica nota di rilievo è stata l’esplicita considerazione del Sindaco di Melfi sull’inutilità di Fenice: ci spiega che, il periodo in cui Fenice è stata costretta a sospendere l’attività del forno per rifiuti industriali, è coinciso con il più importante picco produttivo dello stabilimento FCA che ha richiesto quasi 2.000 nuove assunzioni. In questo periodo né la fabbrica di autovetture né le aziende dell’indotto hanno manifestato disagi nello smaltimento di rifiuti. Se a questo si aggiungono i dati circa la raccolta differenziata dei comuni Alto Bradano e Vulture, l’inceneritore è del tutto inutile alle necessità di un ciclo dei rifiuti corretto.
27 gennaio 2016
Comitato Diritto alla Salute
Ultimo aggiornamento (Venerdì 13 Maggio 2016 16:21)