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PostHeaderIcon comunicato stampa 01.03.2011

Sul sito dell'Arpa Basilicata sono finalmente disponibili i dati relativi al monitoraggio ambientale del melfese in corrispondenza dei pozzi piezometrici nei pressi dell'inceneritore Fenice EDF. I dati, confermano quello che il comitato “DIRITTO ALLA SALUTE” denuncia da tempo e cioè che l'inceneritore continua ad inquinare e che, ad oggi, non esiste ancora una concreta soluzione per questo problema. Come è evidente dall'analisi dei dati, l'inquinamento non si è mai arrestato sin dal dicembre 2007 toccando dati allucinanti in alcuni periodi sia per quanto riguarda i metalli pesanti sia per quanto concerne i composti organici volatili (VOC). Un dato su tutti è assolutamente inquietante e riguarda i valori del Nichel che sono costantemente, tranne qualche sparuta eccezione, oltre i limiti di legge in tutti i pozzi con valori anche 20 volte superiori ai limiti di legge! Per quanto riguarda i composti organici volatili è da sottolineare come siano costantemente sopra i limiti i valori del triclorometano, del tetracloroetilene, del tricloroetilene, tutte sostanze altamente dannose per la salute.

È fuori di ogni dubbio che tutti gli interventi posti in essere fino ad oggi dalla stessa EDF per far fronte al grave disastro ambientale causato dall'attività dell'inceneritore Fenice, si siano rivelati assolutamente insufficienti.

Come comitato chiediamo agli amministratori locali dei comuni dell'intero comprensorio del Vulture di prendere una posizione ufficiale chiara e ferma per interrompere tanto scempio, senza ulteriori rinvii o inutili giustificazioni. Chiediamo, inoltre, all’Arpa Basilicata una seria indagine volta ad individuare le cause che determinano il costante superamento dei limiti previsti dalla legge, garantendo, allo stesso tempo, un monitoraggio giornaliero dell’attività dell’inceneritore con dati e risultati sempre accessibili.

Se esistono dei limiti di legge vanno assolutamente rispettati, soprattutto quando si tratta di attività che hanno ricadute pesantissime sull'ambiente e sulla salute umana. Questi limiti, nel caso dell'inceneritore Fenice EDF, non sono stati rispettati, in molti casi, sin dal 2007 e, ad oggi, ancora registriamo il protrarsi di questa situazione, quasi che Fenice EDF sia al di sopra della legge!

Ci chiediamo: Siamo di fronte ad un disastro ambientale autorizzato?

Il comitato “DIRITTO ALLA SALUTE” di Lavello ritiene questa situazione assolutamente non più accettabile e chiede fermamente a tutte le autorità regionali e provinciali preposte alla tutela dell'ambiente e della salute di cittadini, di sospendere l'attività dell'inceneritore Fenice EDF poiché non è ammissibile consentire un tale scempio a danno della salute dei cittadini dell'intera area del Vulture Melfese.

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 30 Marzo 2011 13:37)

 

PostHeaderIcon Le ceneri tossiche di FENICE di Gianni LANNES

La fenice era un mitico uccello che, dopo un ciclo vitale di 500 anni, moriva nel fuoco risorgendo poi dalle sue ceneri. Ma se queste ridavano vita al mitico volatile, oggi mettono a repentaglio l’esistenza dei cittadini lucani del Vulture-Melfese, quelli pugliesi del basso Tavoliere nonché della Murgia barese.
Nell’area di San Nicola di Melfi (a meno di 3 chilometri da Lavello e a 2 dal fiume Ofanto), infatti, la Fiat – grazie a finanziamenti e agevolazioni statali – ha messo in funzione dal settembre 1999, contro la volontà della popolazione locale che si era pronunciata negativamente con un referendum, un inceneritore di rifiuti tossico-nocivi che avvelena innanzitutto gli operai della Sata (Fiat).
Attualmente è il più grande d’Europa e si chiama appunto “Fenice: brucia a cielo aperto, puntualizzavano le cifre ufficiali ma non aggiornate dell’azienda torinese ben «66 mila tonnellate l’anno di scorie»: 40 mila provenienti dalle regioni settentrionali d’Italia, ma anche dall’estero (Francia e Germania), previo scalo a Orbassano in Piemonte e sosta prolungata per settimane e, a volte, addirittura mesi, nella stazione ferroviaria di Foggia. Il cronista chiede ai responsabili una dichiarazione in merito e l’autorizzazione a poter visitare l’impianto, ma riceve soltanto un diniego...

Ultimo aggiornamento (Lunedì 28 Febbraio 2011 15:20)

 

PostHeaderIcon comunicato stampa 20.01.2011

Dopo aver letto alcune dichiarazioni rilasciate da nostri concittadini alla Gazzetta del Mezzogiorno, abbiamo ritenuto assolutamente necessario un intervento chiarificatore su alcune questioni trattate con molta superficialità e inesattezza da parte di alcuni intervistati. Di seguito il comunicato stampa.

Il comitato Diritto alla Salute di Lavello ritiene necessario fare alcune precisazioni relativamente a certe dichiarazioni raccolte tra i cittadini di Lavello relative all'attività dell'inceneritore Fenice EDF di San Nicola di Melfi e pubblicate sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 19 gennaio 2011.

In una di queste si affermava che l'inceneritore Fenice fosse utile e trovasse la sua ragion d'essere nella necessità di risolvere il problema dei rifiuti urbani. In realtà, come emerge chiaramente dal “Rapporto rifiuti urbani 2009” - ISPRA, l'inceneritore Fenice EDF “tratta”, cioè brucia, 39.614,40 tonnellate di rifiuti di cui 20.884,40 tonnellate di rifiuti pericolosi, tra rifiuti sanitari e altri speciali, e “solo” 6.318,40 tonnellate di RU (rifiuti urbani). Quindi l'inceneritore solo in minima parte viene utilizzato per distruggere la nostra “immondizia”, ed invece viene utilizzato principalmente per distruggere rifiuti speciali e pericolosi. Ancora dobbiamo rilevare una grave inesattezza. Il problema relativo all'inquinamento prodotto da Fenice EDF non riguarda solo l'aria che respiriamo, ma anche e soprattutto l'acqua e la terra. Giova ricordare che a gennaio/febbraio 2009 si è verificata una grave fuoriuscita di inquinanti dal termodistruttore, perdita che ha interessato la falda acquifera sottostante con conseguenze ancora non valutabili sull'agricoltura, l'ambiente e la salute umana. La situazione è tanto più grave tenuto conto che in base alle ultime rilevazioni ARPAB di settembre 2010 relative ai metalli pesanti molti valori sono ancora abbondantemente oltre il limite previsto dalla normativa, quindi l'inquinamento da metalli pesanti a settembre 2010 era tutt'altro che rientrato.

Giudichiamo, inoltre, necessario ricordare, a quei pochi distratti, che sono 4 anni che il nostro comitato si batte per la trasparenza e per un controllo vero di questo inceneritore, oltre a richiedere un ridimensionamento di questo impianto. Sono 4 anni che diamo vita ad iniziative, raccolte firme, aderiamo ad iniziative sul territorio, interpelliamo i nostri politici chiedendo risposte mai ottenute, facciamo incontri quasi settimanali, partecipiamo a dibattiti ed incontri organizzati da altri comitati ed associazioni.

Ed infine vorremmo solo ribadire che i risultati veri si ottengono solo con l'unione e la partecipazione di cittadini informati e consapevoli.

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 30 Marzo 2011 13:37)

 

PostHeaderIcon Cavoli amari nell’isola Fenice (Act 3)

da OLA Channel

Un viaggio tra i cavoli amari dell’area industriale di San Nicola di Melfi in compagnia di Mauro Iacoviello, Presidente del Comitato Diritto alla Salute di Lavello, area in cui si erge l’inceneritore EDF-Fenice. Un’area in cui, nonostate il perdurare dell’inquinamento delle falde acquifere, trova in ordinanze emergenziali del Presidente della Giunta regionale di Basilicata nuovi conferimenti di rifiuti, questa volta dal centro di trasferenza di Tito dove conferiscono venti comuni tra cui la città di Potenza. Con un inquinamento in atto e conferenze di servizi in cui si decide di rimandare il documento di analisi dei rischi, si allontana il piano di caratterizzazione dell’area e la relativa bonifica del sito inquinato da metalli pesanti, trielina e altre sostanze cancerogene, mentre gli ultimi aggiornamenti dell’ARPAB dei dati relativi alle sostanze pericolose fuori norma della matrice acqua sono fermi a settembre 2010.

http://www.olachannel.it/index.php/cavoli-amari-nellisola-fenice-act-3/

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 30 Marzo 2011 13:37)

 

PostHeaderIcon comunicato stampa 08.12.2010

Dal Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA edizione 2009, si apprende che l’impianto di incenerimento Fenice di San Nicola di Melfi brucia 20.884,4 tonnellate di rifiuti pericolosi (rifiuti sanitari e altri rifiuti speciali). Il dato è spaventoso se si pensa che nella nostra Regione esiste solo un impianto di incenerimento mentre, per fare un esempio, in Lombardia esistono 13 impianti di incenerimento che trattano in totale 14.267,5 tonnellate di rifiuti pericolosi. Questo dato va poi ulteriormente rapportato alla quantità di Rifiuti non pericolosi trattati dall’inceneritore Fenice che è circa di 20.000,0 tonnellate annue rispetto alla quantità di Rifiuti non pericolosi trattati dai 13 impianti lombardi che supera i di 2.000.000,0 di tonnellate. Ma la cosa più inquietante è che, sempre dal Rapporto ISPRA, si evince che il solo impianto che tratta rifiuti pericolosi nel sud Italia è l’impianto di San Nicola di Melfi!

Il comitato DIRITTO ALLA SALUTE, quindi, torna a chiedere alle maggiori cariche istituzionali di questa Regione che venga effettuato un serio e costante monitoraggio dell'attività dell'inceneritore Fenice e si proceda alla bonifica dell'intera area. Inoltre, alla luce dei dati esposti, chiediamo un ridimensionamento dell'impianto Fenice EDF affinché non funga più da inceneritore di rifiuti pericolosi provenienti da ogni parte d'Italia.

Come cittadini chiediamo inoltre di sapere quali sono stati gli sviluppi dell'indagine iniziata dalla Procura della Repubblica di Melfi ed oggi trasferita a Potenza, relativa all'inquinamento causato dall'inceneritore Fenice nel febbraio del 2009. Di chi sono state le responsabilità? Quali provvedimenti sono stati adottati? Quali misure per evitare che accada ancora? Tutto ciò alla luce della lettura delle ultime rilevazioni effettuate dall'ARPAB presso l'inceneritore Fenice, da cui emerge che i livelli di tricloroetilene in uno dei pozzi superano, ancora a settembre 2010, i valori consentiti dalla legge. Quindi l'emergenza, iniziata più di un anno fa, ancora non è completamente rientrata!

Come comitato DIRITTO ALLA SALUTE abbiamo inviato, circa un mese fa, una lettera aperta con precise richieste agli assessori regionali all'Ambiente e alla Salute senza aver avuto il piacere di ricevere alcuna replica da parte degli interessati. Vorremmo ribadire, a chi amministra la cosa pubblica, che primo dovere di ogni buon amministratore è ascoltare i propri concittadini e rispondere, per quanto sia possibile, alle loro istanze.

Infine, chiediamo ancora una volta, all'amministrazione locale di Lavello che si costituisca finalmente, così come ci era stato assicurato, quel team di medici che valuti l'incidenza sulla salute delle popolazioni della presenza di fonti altamente inquinanti come, appunto, la presenza della zona industriale e dello stesso inceneritore.

Vogliamo che la nostra battaglia, come quella di tantissime altre associazioni lucane, per la difesa dell'ambiente in cui viviamo e della nostra salute, sia rispettata e che diventi un punto di forza anche delle politiche della nostra Regione.

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 30 Marzo 2011 13:37)