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PostHeaderIcon LA VERGONOSA "CAMPAGNA DEL TUTTAPPOSTO"

COMUNICATO STAMPA DEL 27/01/2013

Continua la vergognosa “campagna del tuttapposto” da parte della società Fenice Ambiente proprietaria dell’inceneritore FENICE-EDF di San Nicola di Melfi che, con una nota del 24 gennaio scorso, ribadisce l’efficacia dei propri interventi rispetto all’inquinamento in atto nella zona dell’inceneritore.

Ma come si fa ad affermare una “generale diminuzione dei valori riferibili alla presenza di metalli” quando nell’ultimo rilievo di novembre ferro, nickel e manganese presentano valori più alti rispetto al monitoraggio precedente?

A sostegno, poi, delle proprie tesi la società non ha di meglio che citare un documento Arpab risalente ad ottobre 2011. Ma oggi qual’è l’opinione degli Enti?

Il piano di monitoraggio del “Vulture-Melfese” prevede che il controllo sulle acque di falda venga operato su 9 pozzi e non su 7 oppure 8. Che validità hanno questi monitoraggi parziali?

Se la messa in sicurezza in emergenza (MISE) fosse davvero efficace, nelle falde acquifere di San Nicola di Melfi quelle sostanze non avrebbero dovuto proprio esserci! Sostanze che ininterrottamente si stanno accumulando nell’ambiente da OLTRE 10 ANNI!

La fretta di bonificare, senza avere un piano idrogeologico della zona, è quantomeno sospetta. La mancanza di tale bonifica non è imputabile agli Enti ma ad un pessimo progetto che è stato bocciato in conferenza di servizi e giudicato incompleto anche dall’ISPRA (Ministero dell’Ambiente).

Fenice Ambiente continua affermando che le analisi “sui primi livelli della catena alimentare …  escludono la presenza di sostanze dannose per la salute”. Chi ha fatto queste analisi? Chi le ha certificate? Esiste un contraddittorio?

Siamo stanchi delle solite favolette soprattutto quando a raccontarle è un soggetto che per anni non ha autodenunciato l’inquinamento. Un soggetto che subito dopo l’incidente di ottobre 2011 dichiarò che i fumi erano stati risucchiati dal forno rotante, salvo essere poi smentito da eloquenti fotografie pubblicate sui quotidiani. Un soggetto che insieme alle Istituzioni Regionali, ha ricevuto un giudizio fortemente negativo anche dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: «l’inquietante vicenda che ha coinvolto l’inceneritore La Fenice, i suoi dirigenti nonché i funzionari dell’Arpab deputati al controllo dell’impianto»…«Si tratta di una vicenda (...) emblematica dell’inefficienza spesso colposa, talvolta dolosa, che si registra in un più ampio sistema di controlli preventivi che, in Basilicata, come in altre regioni, ha dimostrato di non funzionare».

Si ponga fine a questo disastro ambientale e soprattutto si abbia maggiore rispetto della dignità di chi vive  e lavora in questi luoghi.

 

PostHeaderIcon FERMATE QUESTO DISASTRO!

 

http://www.arpab.it/fenice/public/Riepilogo_Fenice_Novembre2012.pdf

Ultimo aggiornamento (Venerdì 18 Gennaio 2013 15:47)

 

PostHeaderIcon I cretini del Vulture-Melfese (non è un nuovo partito)!

 

 

E' ufficiale, facciamo parte anche noi di questo gruppo di cittadini che ogni due mesi attende la pubblicazione dei dati monitoraggio ARPAB sui pozzi di emungimento acque presso Fenice-EDF.

Oggi, 15 gennaio 2013, non sono stati ancora pubblicati i dati di novembre 2012.

Ci hanno spiegato che hanno bisogno dei loro tempi per eseguire le analisi.

Ci è stato detto che devono essere "validati" prima di essere pubblicati.

Ma niente da fare, ogni due mesi noi poveri cretini siamo li davanti al computer a controllare il sito ARPAB fino a quando non vengano pubblicate le nuove tabelle.

Magari con la speranza che questo stillicidio - che dura ININTERROTTAMENTE dal 2000 - finisca, che la tanto decantata Messa In Sicurezza in Emergenza (MISE) faccia quello che deve fare, ossia evitare che gli inquinanti vadano a contatto con le matrici ambientali.

Aggiungiamo a tutto questo l'incapacità di gestire i rifiuti in Basilicata, tanto che si manda la monnezza "talquale" direttamente nei forni di Fenice-EDF.

Conclusione: si brucia il "talquale" in un inceneritore che inquina dal 2000...

...siamo proprio dei cretini.

 

 

PS: venerdì 18 gennaio a Potenza ci sarà la nuova udienza del processo Fenice-ARPAB.

 

PostHeaderIcon FENICE-EDF: 75mila lucani chiedono giustizia.

Pubblicato su Basilicata24 del 15/09/2012.

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Il 16 settembre dello scorso anno abbiamo sfidato il colosso, eravamo tantissimi davanti ai cancelli dell’inceneritore. Cittadini di Lavello, Melfi, Rionero, Venosa, Barile, Rapolla, Palazzo insieme ai pugliesi di Cerignola, Ortanova, Stornara, Candela abbiamo manifestato per chiedere il blocco del mostro-inquinatore. Il giorno successivo, sabato 17 settembre, il sospetto diventa certezza: l’ARPAB pubblica sul suo sito ufficiale le famose tabelle “occultate” dei monitoraggi falde acquifere.

Fenice-EDF inquina almeno dal 2002!

Prese di posizione di vari esponenti politici, indignazione, rabbia ed il presidente DE FILIPPO promette “un tavolo di trasparenza, una commissione d’inchiesta ed un tavolo di alta sorveglianza tecnico scientifica”. Dopo alcune settimane interviene la Magistratura potentina che, acquisito anche il fascicolo della Procura di Melfi, dispone gli arresti domiciliari per Vincenzo SIGILLITO (ex direttore ARPAB) e Bruno BOVE (resp. monitoraggi ARPAB). Ma ancora più sorprendente arriva a ruota la sospensione dell’attività di Fenice-EDF da parte della Provincia di Potenza. Peccato sia risultata non opportunamente motivata, tanto che il TAR Basilicata l’ha annullata permettendo a Fenice-EDF di riprendere a bruciare.

Il Comitato “Diritto alla Salute” non si è mai fermato sollecitando...

Ultimo aggiornamento (Domenica 16 Settembre 2012 05:37)

 

PostHeaderIcon Garantismo e Principio di precauzione

L’11 luglio scorso, la Gazzetta del Mezzogiorno da notizia dell’udienza preliminare del processo sul caso Fenice-EDF-Sigillito che avrà luogo il 4 ottobre prossimo.

Nella lista delle richieste di rinvio a giudizio si leggono i nomi di Salvatore LAMBIASE e Antonio SANTORO, persone che attualmente  rivestono, rispettivamente, gli incarichi di dirigente Ufficio Compatibilità ambientale della Regione Basilicata e dirigente dell’Ufficio ambiente della Provincia di Potenza.

Persone che hanno un ruolo fondamentale rispetto alle attività dell’inceneritore Fenice-EDF di San Nicola di Melfi: il primo è presidente della conferenza di servizi istituita per il rilascio dell’AIA (autorizzazione integrata ambientale), il secondo è firmatario della Det. Dir. della provincia che autorizza il conferimento del rifiuto “tal-quale” proveniente dalle città di Potenza, Melfi  e Lavello verso l’inceneritore.

Persone che - secondo la Procura di Potenza – si sono rese colpevoli di omissione di atti d’ufficio poiché nel marzo 2009, a seguito della comunicazione dell’ARPAB di inquinamento delle falde acquifere, non hanno interrotto l’attività dell’inceneritore “in contrasto con le prescrizioni imposte dalla Det. Dir. Reg. n° 75F/2000/D/498 del 19 ottobre 2000 e della Det. Prov. N° 2986 del 19.10.2005” (cit. disposto d’arresto Procura di Potenza).

In questi casi, rispetto alle accuse mosse nei confronti di imputati, si suole essere “garantisti” fino al pronunciamento del giudizio.

Ma la nostra domanda è: tra gli interessi di una azienda privata (Fenice-EDF) e la salvaguardia del territorio e della salute delle comunità irreversibilmente compromessi da almeno 10 anni, quali “garanzie” di imparzialità e di rigore ci vengono offerte?

Le Istituzioni Regionali, o meglio, i presidenti De Filippo e Lacorazza ritengono giusto affidare a persone in attesa di giudizio gli iter autorizzativi di una azienda che si è dimostrata inaffidabile, arrogante, poco collaborativa e tuttora operante fuori norma?

Incomprensibile. Ancora una volta non riusciamo a capire quale sia la logica che da una parte permette ad indagati di continuare ad occuparsi di Fenice-EDF e dall’altra punisce il ten. della polizia provinciale Di Bello, reo di aver cercato di informare le comunità su un pericolo di inquinamento.

Forse sarebbe sufficiente affidare certi compiti ad altre persone, ma evidentemente c’è una interpretazione del tutto originale dei concetti di “garantismo” e di “principio di precauzione” da parte di chi governa e dirige questa regione.

 

COMITATO DIRITTO ALLA SALUTE